Fermo operativo, conseguenze economiche e danni d’immagine

Eventi

13.12.2019

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L’incubo del fermo operativo, tra conseguenze economiche e danni d’immagine.

È questo il tema di forte impatto per tutte le imprese ticinesi che è stato affrontato martedí pomeriggio durante l’evento esclusivo organizzato da AITI, grazie alla regía di Simona Galli, in collaborazione con Security Lab Advisory, presso la prestigiosa Radiotelevisione Svizzera (RSI) che ha messo a disposizione del pubblico la sua esperienza nella gestione della business continuity.L’evento, che ha visto la partecipazione di circa una trentina di esponenti di diverse realtà imprenditoriali ticinesi, è stato allietato da un’apprezzatissima visita agli studi televisivi di Rsi e si è concluso con un aperitivo che ha favorito lo scambio tra i partecipanti di esperienze sul tema... e anche il brindisi per gli auguri di buon Natale.Il laitmotiv di ciascun intervento, a partire dal saluto di benvenuto del Direttore della RSI, Maurizio Canetta, per poi proseguire con la presentazione sulle “Linee guida per la costruzione del Business Continuity Plan” di Siro Migliavacca e quindi terminare con il case study sul Business Continuity Management System della RSI, presentato dal Responsabile Immobili e Sicurezza RSI, Davide Barca, si può sintetizzare in tre parole chiave: consapevolezza, organizzazione e ciclo di mantenimento.

CONSAPEVOLEZZA... significa che al giorno d’oggi il management deve tenere in debito conto la possibilità che un evento critico/disastroso possa determinare l’interruzione della continuità operativa aziendale, dei processi e dei servizi e, di conseguenza, generare gravissimi danni in termini finanziari, di mercato, normativi, reputazionali. Ecco perché è necessario, nei limiti delle disponibilità economiche e in funzione delle specificità del mercato in cui si opera e della propria realtà aziendale, investire nella gestione dei rischi e nella predisposizione del “Business Continuity Plan”, in modo da esser in grado di scongiurare il fermo operativo dell’azienda.Siro Migliavacca, General Manager di Security Lab Advisory, società Luganese con grande esperienza sui progetti di Business Continuity Management (BCM) e non solo, nel corso del suo intervento ha proprio suggerito come  predisporre un “Piano che garantisca la continuità delle attività”, effettuando in primis la valutazione dei rischi e l’individuazione delle attività e risorse più critiche, quindi la definizione delle strategie di reazione all’incidente e l’implementazione delle misure e soluzioni di ripristino e continuità, che sono in grado di ridurre il rischio ad un livello accettabile. Fatto questo, occorrerà ORGANIZZARSI in maniera funzionale e operativa, individuando e attribuendo precisi ruoli e responsabilità di gestione dell’evento critico, sulla base delle procedure di continuità/ripresa predisposte; prevedendo anche il coinvolgimento, se del caso, di fornitori di fiducia, con i quali aver precedentemente formalizzato specifici accordi.  Affinchè l’organizzazione funzioni “in tempi di guerra” sarà inoltre fondamentale aver preventivamente effettuato delle esercitazioni pratiche che coinvolgano tutto il personale, ipotizzando possibili scenari di disastro, così da abituare le persone a gestire situazioni di stress.Come sottolineato in più riprese dai relatori, il Business Continuity Plan (BCP) deve essere vissuto dal management come uno strumento capace in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione di “salvare” la propria azienda, che in assenza di una strategia di risposta alla crisi rischierebbe solo di capitolare nel limbo della confusione e dell’incertezza... Ecco perché è necessario che CICLICAMENTE il BCP venga aggiornato e reso sempre più efficace in termini di problem solving, sempre più vicino agli obiettivi dell’azienda e il più comprensibile possibile per le persone che verranno coinvolte nella gestione dell’evento critico, a tutti i livelli.Per concludere... non necessariamente quando parliamo di situazione di crisi la nostra mente deve abbandonarsi ad eventi catastrofici; a volte le crisi partono proprio da situazioni problematiche comuni che, se non tempestivamente affrontate con rigore ed organizzazione, possono provocare gravi danni. Per “mettere in difficoltà” il business di un’azienda può bastare veramente poco... come un incendio, o il blackout che tempo fa aveva paralizzato il Sottoceneri, i suoi semafori, negozi e bar, oppure un cyber-attacco come quelli che sempre più frequentemente sono riportati dalla stampa.E allora, perché non investire da subito nel Business Continuity Management, ovvero in uno strumento aziendale che, sebbene nel breve termine sembrerebbe rappresentare un costo, è in grado nel medio e lungo termine di tutelare effettivamente l’intero patrimonio dell’azienda?

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